Oncoematologia - Identificazione delle mutazioni geniche coinvolte nello sviluppo del cancro
Con l’avvento delle nuove tecniche di diagnosi biomolecolare, le patologie Oncoematologiche possono avvalersi di strumenti efficienti per la diagnosi ed il monitoraggio, grazie alla tecnica della Polymerase Chain Reaction (PCR), per l’analisi delle monoclonalità, riarrangiamenti, traslocazioni cromosomiche e per effettuare diagnosi precoci e differenziali, oltre alla valutazione della malattia minima residua (MRD). Nelle patologie onco-ematologiche sono presenti traslocazioni cromosomiche specifiche, che portano alla fusione di geni che codificano per proteine con proprietà oncogeniche. Tali alterazioni mole- colari vengono sfruttate come marcatori specifici della cellula neoplastica; esse possono essere ricercate a livello degli acidi nucleici (DNA e RNA), mediante la tecnica della Polymerase Chain Reaction (PCR), che permette di amplificare il marcatore neoplastico. Questa tecnica viene impiegata con successo sia alla diagnosi, per caratterizzare meglio la patologia e precisarne la prognosi, che nello studio della cosiddetta malattia minima residua (MMR), permettendo di verificare se dopo aver trattato il paziente sono presenti cellule neoplastiche nell’organismo.
Le Neoplasie Mieloproliferative (MPN) costituiscono una delle categorie delle neoplasie mieloidi secon- do la classificazione dell'organizzazione mondiale della sanità (WHO). Le MPN Philadelphia-negative sono la Policitemia Vera (PV), la Trombocitemia Essenziale (TE), la Mielofibrosi Primaria (PMF) e la Mielofibrosi Primaria in fase prefibrotica. Tali disordini sono patologie neoplastiche che colpiscono le cellule staminali emopoietiche. Nel 2005 è stata identificata una mutazione puntiforme (singola so- stituzione nucleotidica G>T al nucleotide 1849, con conseguente sostituzione di un residuo di valina con uno di fenilalanina in posizione 617) nell'esone 14 del gene JAK2, codificante per una tirosinchinasi (Janus Kinase 2) coinvolta nella via di segnalazione intracellulare JAK-STAT. Tale mutazione, JAK2V617F è presente nella quasi totalità dei pazienti affetti da Policitemia Vera (95%) e in una propor- zione significativa di pazienti affetti da Trombocitemia Essenziale (55%) e Mielofibrosi Primaria (65%). Nella restante percentuale di pazienti affetti da Policitemia Vera è possibile trovare mutazioni del gene JAK2 diverse dalla V617F. Tali mutazioni si concentrano nell'esone 12.
Successivamente sono state identificate mutazioni somatiche a carico del gene MPL, che codifica per il recettore della trombopoietina, coinvolto nella medesima via di segnalazione intracellulare mediata da JAK-STAT. Le mutazioni conferiscono un guadagno funzionale alla proteina mutata, che si presenta cos- tituzionalmente attiva. Le mutazioni del gene MPL che si riscontrano nelle MPN si concentrano nell'esone 10, coinvolgendo il codone W515 (MPLW515L e MPLW515K), e sono presenti in circa il 4- 5% dei pazienti con Trombocitemia Essenziale e nel 7-10% dei pazienti con Mielofibrosi.
Nel 2013, infine, è stata identificata la presenza di mutazioni a carico del gene CALR (codificante per la Calreticulina) nella popolazione di pazienti che non aveva mutazioni nè a carico di JAK2 che di MPL. L'80% dei casi è costituito dalla mutazione di tipo 1 (delezione di 52 paia di basi) e dalla mutazione di tipo 2 (inserzione di 5 paia di basi). Rimane, comunque, una percentuale di "tripli negativi" per i quali ad oggi non è possibile identificare la mutazione caratterizzante la neoplasia.